<ElyMode On>
Ieri ho deciso che avrei provato a **passare una giornata senza lamentarmi di nulla**.
Sembrava facile nella mia testa. Nella realtà… meno. Ore 7:30 – Mi sveglio.
Piove e la luce è di quel grigio spento che sembra dire: “Torna a dormire, tanto oggi non combini nulla.”
Avrei voluto brontolare già lì, ma resisto.
Ore 9:00 – Faccio colazione.
Il caffè sa di “macchina che ha bisogno di manutenzione”, il biscotto si spezza e metà finisce sul pavimento.
Non mi lamento. Inspiro.
Mi convinco che il pavimento aveva fame.
Ore 13:00 – Pranzo veloce.
Il cibo sembra una punizione karmica per tutte le volte che ho detto “domani cucino sul serio”.
Mi scappa un mezzo “ Ugh ”, ma lo trasformo in uno sbadiglio filosofico.
Ore 16:00 – Tra scadenze e notifiche, la giornata sembra farsi beffe di me.
Il cervello lancia una raffica di lamentele silenziose:
“Perché sempre io? Perché il Wi-Fi oggi decide di fare yoga? Perché ho amici che sanno cucinare e io no?”
Provo a ridere, ma sembra più un rantolo di sopravvivenza.
Ore 22:30 – Mi rendo conto che ho fallito almeno dieci volte.
Però succede una cosa strana: tra un tentativo e l’altro, ho notato tutto con più attenzione.
La pioggia faceva un rumore quasi bello.
Il biscotto a terra sembrava ridicolo più che tragico.
E le notifiche… beh, quelle restano fastidiose, ma almeno mi hanno fatto compagnia.
Morale?
Non lamentarsi per un giorno è quasi impossibile, ma ti fa sentire quanto rumore inutile fa la mente.
E quando la mente tace per un attimo, anche una giornata storta ha un suo lato comico.
<ElyMode Off>
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