Archivio biologico comportamentale, sez. “fallimenti controllati”

Prendi una gabbia.
Inserisci dieci ratti.
Niente cibo. Solo acqua.
Aspetta.
I denti crescono, la fame anche. I più deboli muoiono soffocati dai propri molari. Gli altri, per sopravvivere, imparano a mordere. A nutrirsi. A mangiarsi tra loro.
Alla fine resta solo uno.
Il più forte. O il più affamato.
Ora cavagli gli occhi.
Libera il corpo cieco nel labirinto dei suoi simili. Non vedrà nulla, ma riconoscerà l’odore. Eppure attaccherà chiunque. Anche i suoi.
Non per scelta.
Per adattamento.
Lo chiamano ratto‑lupo.
Nato in laboratorio, cresciuto nella fame, programmato per distruggere.
Poi muore. Ma intorno resta solo silenzio e carne.
Ispirato a un racconto di Marina Abramović,
tratto da una delle sue performance più inquietanti: *The Artist is Present*.
E anche quando non c’è, lo è.

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